16 ottobre 2019 | MICHELE ACCETTELLA

Sei davvero sicuro di essere tu a scegliere? Come prendere una decisione importante grazie all'inconscio​

Sei davvero sicuro di essere tu a scegliere

Prendere una decisione importante è sempre difficile.

La paura di sbagliare può essere paralizzante. Scegliere è per questo un atto che attribuiamo alla nostra volontà. 

Siamo noi a decidere della nostra vita. 

In maniera consapevole siamo noi gli artefici delle nostre scelte. Questo è quello che ingenuamente pensiamo. 

Il fatto è che in realtà il nostro cervello ci anticipa sempre. Non siamo noi veramente a decidere. 

Le decisoni avvengono prima di tutto al di fuori dalla nostra consapevolezza. 

Ciò che realmente decide dentro di noi è un dispositivo la cui volontà è del tutto diversa da quella che immaginiamo ma che orienta le nostre scelte secondo un processo corporeo legato all’abitudine. 

Quando prendi una decisione quello che devi sapere è che il tuo cervello è partito un secondo prima di te.

Gran parte dei segnali nervosi che si attivano nel momento in cui prendi una decisione non arriva alla coscienza.

Questo significa che le decisioni che prendi sono quasi totalmente determinate da fattori inconsci.

Queste affermazioni nascono a partire dagli studi di Hans Kornhuber del 1965 e tutte le ricerche condotte fino ad oggi hanno osservato che, rispetto al tempo zero di inizio di un movimento, i neuroni del cervello si attivano quasi un secondo prima.

Nel 1983 Benjamin Libet, neurofisiologo all’University of California di San Francisco ha dimostrato che nell’esecuzione motoria di un compito la presa di coscienza di voler agire avviene appena 0,2 secondi prima del movimento!

Diversamente, l’attivazione cerebrale avviene circa 0,8 secondi prima.

In altre parole, il tuo cervello attiva il movimento prima ancora che tu sia consapevole di voler compiere quel movimento!

Questa attivazione cerebrale fuori dalla consapevolezza sarebbe allora, la vera responsabile della tua decisione.

Le stesse conclusioni sono state verificate da John-Dylan Haynes, professore al Bernstein Center for Computational Neuroscience e al Berlin Center for Advanced Neuroimaging attraverso l’analisi delle immagini della risonanza magnetica funzionale (fRMI).

In un articolo apparso sulla rivista Nature Neuroscience del 2008 dal titolo Unconscious determinants of free decisions in the human brain (Determinanti inconscie delle libere decisioni nel cervello umano), il gruppo di ricercatori coordinati da John-Dylan Haynes del Max Planck Institute ha registrato un ritardo fino a 10 secondi tra l’attivazione cerebrale di una attività motoria e la consapevolezza del soggetto di voler compiere quel movimento.

Come è possibile che il soggetto non sia consapevole per 10 secondi della sua volontà?

Ma se non siamo realmente noi a scegliere che cos’è e come funziona questa particolare modalità di scelta non intenzionale?

Nella mia esperienza clinica di oltre 10 anni, tante sono le persone che si sono rivolte a me perché non riuscivano a prendere una decisione di fondamentale importanza per le loro vite.

Uno stato di tensione che sentivano essere estremamente sofferta da risolvere al più presto.

L’urgenza, così come la sofferenza che emerge di fronte all’incapacità di scegliere o di capire esattamente qual è la strada da seguire diventa paralizzante.

Nell’incacità di scegliere si esprimevano memorie, esperienze passate, delusioni, paure, profonde sofferenze esistenziali.

Eppure dopo qualche incontro in terapia spesso diventa sufficientemente evidente, anche se non esplicito, qual è l’orientamente che il paziente sente di dover dare alla propria vita per stare meglio.

Tutto questo, in parte, è stato già preceduto da un processo del tutto inconsapevole di cambiamento il cui effetto diventerà evidente soltanto nel momento in cui una scelta di vita viene compiuta. 

Ma davvero una decisione inconsapevole dentro di me c’è già stata, prima ancora che io compia una scelta consapevole?

In questo articolo proviamo a rispondere proprio a questa domanda!

Sono Michele Accettella, psicologo, psicoterapeuta, analista junghiano a Roma. Da oltre 14 anni aiuto le persone a migliorare la qualità delle loro vite attraverso la crescita della personalità. Il mio lavoro consiste nel creare le migliori condizioni possibili — all’interno della relazione terapeutica — affinché possano svilupparsi al meglio i vari aspetti della tua personalità e conquistare con questo una maggiore soddisfazione di vita.

Scegliere_decidere

Introduzione

La cosa più importante da tenere a mente quando si tratta di volontà è che, questa faccenda di credere che una decisione sia veramente frutto della tua intenzionalità cosciente è una pura illusione

Noi di fatto agiamo in maniera del tutto inconsapevole. 

Prendiamo decisioni, anche relativamente importanti, guidati da un processo decisionale che non funziona in maniera cosciente, ma seguendo un processo del tutto inconsapevole.  

La cosa curiosa in tutto questo è che non ci rendiamo veramente conto di questa cosa poiché di fatto siamo veramente convinti che tutto avvenga per nostra volontà. 

Ci illudiamo di essere noi i padroni delle nostre azioni grazie al fatto che esiste nella nostra mente un dispositivo che ci permette di distorcere la percezione del tempo in maniera tale da adattarla alle nostre necessità del momento.

In altre parole, ci illudiamo costantemente di avere controllo sulle nostre decisioni, di essere i veri padroni delle nostre scelte e invece, di fatto, il nostro cervello, in maniera più rapida e diretta ha già risposto al posto nostro, ma ci fa credere di aver deciso noi tutto quanto!

La volontà non è altro che una sensazione senza alcun effetto!

Questo è quello che scrive Filippo Tempia, professore di fisiologia dell’Università di Torino.

Ma che cosa significa?

Beh, una cosa abbastanza semplice ma non così scontata come possiamo immaginare. 

Quando prendiamo una decisione la nostra volontà conta molto poco e in certi casi non conta affatto!

Ma come è possibile una cosa del genere? Sono io a decidere della mia vita o no?

Non esattamente. Diciamo che non è propriamente vera questa cosa. 

O meglio, la faccenda ruota intorno alla capacità o meno di essere consapevoli dei nostri automatismi e dei vissuti emotivi che agiscono nel momento in cui siamo alle prese con una decisione importante da prendere. 

C’è un elemento imporante da considerare. 

Buona parte del nostro modo di agire, di comportarci, di parlare, di relazionarci agli altri è frutto di un apprendimento, qualcosa di strettamente legato all’interazione tra il nostro temperamento innato e il nostro ambiente d’orgine, e le esperienze che abbiamo accumulato sino ad oggi. 

Tutto questo apprendimento ha definito il particolare modo di stare al mondo che ti caratterizza e di distingue.

Contemporaneamente tutto questo agisce direttamente, istantaneamente attraverso un apprendimento che si è incorporato: è diventato parte integrante del modo che il tuo corpo ha di funzionare e di entrare il relazione con il mondo.

Questa cosa ha un nome: si chiama praktognosia.

Un tipo di conoscenza legata al movimento, al corpo, ai modi che hai di agire e reagire alle situazioni talmente acquisiti e consolidati nel tuo modo di fare che si esprimono direttamente in automaetico senza alcuna consapevolezza.

Vediamo un po’ mglio di che cosa si tratta.

Si può ritenere che le azioni volontarie comincino con iniziative inconsce che vengono “borbottate” dal cervello. La volontà cosciente può decidere se permettere al processo volontario di andare a compimento, dando luogo all’atto motorio. Oppure, la volontà cosciente può mettere il veto al processo e bloccarlo, di modo che non avvenga nessun atto motorio.

La praktognosia: la conoscenza pratica

Si chiama praktognosia la conoscenza pratica, motoria, tattile.

Quando cerchi di afferrare un bicchiere il tuo corpo non ha una previsione cosciente di quello che sta facendo, per così dire non ne sa niente. Agisce e basta! 

Basandosi sullo schema corporeo avviene il movimento che ti permette di afferrare il bicchiere.

Questo tipo di attività agisce in maniera autonoma dalla consapevolezza.

Derivata da un’apprendimento di un gesto ripetuto così tante volte da diventare una vera e propria abilità.

Il diventare abili in qualcosa a tal punto da incarnare, come un qualcosa di automatico, un movimento che è del corpo, che non si ha bisogno di più di pensare per compierlo: si agisce e basta.

Non si è consapevoli: il corpo si muove coordinato senza alcuna difficoltà.

Conoscenza pratica

È una cosa meravigliosa, forse anche un po’ scontata: 

a forza di allenarsi in maniera sempre più mirata e ripetitiva in certi gesti, in certi movimenti, si diventa abili!

Questa cosa significa pure che il tipo di apprendimento che si ottiene, si consolida nel tuo corpo. 

I tuoi movimenti diventano sempre più essenziali e mirati, precisi e funzionali. 

Ma soprattutto diventano automatici.

Si attivano senza che tu ne abbia consapevolezza, come abbiamo visto prima, molto più velocemente di quanto tu possa davvero sapere.

Tutto questo non lo devi considerare solo quando stai imparando a suonare uno strumento musicale, a maneggiare un nuovo smartphone, ecc. 

Ha a che fare anche con i modi che hai appreso per rispondere in maniera istantanea agli stimoli che arrivano dal tuo ambiente. 

Il tuo corpo reagisce in una derterminata maniera a certe sollecitazioni solo perché ha appreso col la ripetizione e l’aggiustamento a rispondere in quella data maniera.

In questo senso, certe reazioni emotive, certe motivazioni, certe attenzioni, certi gesti anche impecettibili sono l’esito di una modalità appresa nel corso del tempo attraverso continui tentativi perfezionati.

Questo significa pure che certi processi di reazione che possono anche farti stare male possono essere frutto di una modalità appresa e incorporata in una sorta di memoria del corpo che agisce senza alcuna consapevolezza.

Quando ti trovi nella condizione di dover prendere una decisione dovrai fare i conti con tutta una serie di attività automatiche che ti spingono a fare una particolare azione.

Il tutto credendo davvero di essere tu a prendere una decisione frutto magari di una valutazione razionale e ben ponderata.

Di fatto le cose non vanno proprio così.

Il cervello — come dice Libet — borbotta in continuazione con costanti iniziative.

La nostra volontà cosciente si limita a cercare di selezionare ciò che va bene da ciò che riteniamo essere inaccettabile per una data situazione.

Questo accade per esempio quando un’azione che vogliamo compiere va contro i nostri principi morali o è socialmente inaccettabile.

Per certi versi è come se la nostra “povera” coscienza, fosse costantemente impeganta a barcamenarsi in mezzo a tutta una serie di iniziative automatiche cercando di filtrare e selezionare quelle più adatte e più valide secondo il suo modello di riferimento.

Come puoi immaginare si tratta di un genere di attività che richiede uno sforzo notevole e per questo, il risultato è che non sempre questo genere di cosa funziona per il meglio.

Spesso ci illudiamo di aver preso la decisione più giusta, la scelta più razionale possibile senza considerare che forse, per altri versi, la nostra decisione così ragionata non ha tenuto da conto il fatto che erano in ballo diverse questioni emotive. 

Implicazioni emotive di cui spesso non ne sai niente ma che inevitabilmente hanno contribuito a dare direzione alle nostre scelte. 

Il problema sostanziale allora, qual è?

Il problema centrale è questo:

se hai imparato nel corso della tua vita a rispondere a certe situazioni in un determianto modo, con determinati gesti o comportamenti che, in un modo o nell’altro, ti hanno permesso di sopravvivere alle situazioni che hai vissuto, 

che cosa accade se i tuoi gesti, le tue azioni e i tuoi comportamenti di cui sei così abile, generano un malessere, e un profondo dolore potenzialmente dannosi per la tua salute?

Che cosa succede se la tua abilità è legata ad un modo di funzionare distruttivo?

Tu non hai piena consapevolezza di quanto in automatico ti accade proprio perché, col tempo certe azioni diventando abilità corporee che, in certe condizioni, si attivano istantaneamente senza alcuna consapevolezza.

Ma allora, per prendere decisioni importanti senza correre il rischio di fare delle scelte dannose per me come possono fare? 

La risposta ha a che fare con la crescita della tua personalità:

essere consapevole dei contenuti di questi automatismi, come agiscono e che tipo di effetto stanno generando nella tua vita quotidiana.

In parole povere, si tratta di sapere come funziona il tuo mondo interno per poterlo gestire e indirizzare secondo il tuo desiderio.

Vediamo meglio di che cosa si tratta. 

Prendere decisioni grazie all'inconscio_2

Come prendere decisioni importanti grazie alla conoscenza del tuo inconscio!

Possedere un’abilità, costruire un apprendimento necessita di tempo e di perseveranza.

Richiede uno sforzo cosciente importante e un continuo aggiustamento.

Il risultato è la possibilità di agire automaticamente e con sempre più precisione un particolare movimento con maestria senza pensiero, senza alcuna difficoltà, senza alcuno sforzo.

Di fatto si possiede una tecnica!

Possedere una tecnica, in tutte le cose, ha la sua utilità e la sua efficacia.

Si aiuta a fare bene certe cose con il minimo dispendio di energie e nel minor tempo possile.

Quello che non sempre è chiaro, è che certe abilità che si acquisiscono col tempo posso essere disfunzionali nel modo in cui poi si riflettono nel tuo lavoro, nei tuoi progetti di vita, nelle tue relazioni.

Ho spiegato in maniera più dettagliata come si configura e come agisce l’attività inconscia nel mio articolo Come funziona una psicoterapia. La cura attraverso le parole.

Ti consiglio di leggerlo se vuoi approfondire un po’ meglio questi contenuti. 

Queste acquisizioni diventate automatismi sono al centro del tema che stiamo affrontando perché nel momento in cui ti trovi a dover prendere una decisione importante devi tenere a mente che sono già attive tutta una serie di automatismi che ti spingono ad agire in un certo modo prima ancora che tu ne sia consapevole.

Questa particolare configurazione dei modi di agire o di reagire a particolari situazioni sono l’insieme di tutti quelle esperienze che hai appreso nel corso della tua vita sino ad oggi.

Sono esperienze che hanno a che fare con la configurazione del tuo particolare modo di fare, come forma espressiva più adatta tra la definizione innata del tuo temperamento e l’ambiente intorno a te.

In altre parole, il tuo modo innato di essere nell’interagire col particolare ambiente in cui sei nato struttura i modi e i comportamenti concessi e tipici che via via diventereanno modi tipici e specifici di rispondere del tutto automatici.

Ma se esistono tutti questi automatismi che precedono ogni mia decisione consapevole, come faccio a modificare certi modi di fare per non incappare sempre negli stessi problemi?

Questo è il punto cruciale!

La questione ruota proprio attorno al fatto che per prendere una decisione imporante ed essere sicuro che sia dettata da una tua scelta consapevole e non il frutto di un automatismo che rinnova vecchi schemi automatici, hai bisogno di concentrare la tua attenzione sui processi mentali che si agitano nella tua testa.

Per cogliere esattamente quello che ti serve per compiere una scelta importante e decidere in maniera quanto più possibile in sintonia con ciò che desideri e che senti possa migliorare la tua qualità della vita, hai bisogno di seguire le seguenti azioni:

  1. fermati! E lascia stare i tuoi pensieri

  2. sposta l’attenzione sul tuo corpo presente
  3. concentrati su un punto: un fastidio muscolare, una contrazione, un calore particolare o un punto sensibile del tuo corpo
  4. rimani concentrato su quel punto fino a quando non trova una forma in una immagine
  5. seleziona una sola immagine alla volta che ti si presenta davanti alla tua mente
  6. tienila ferma davanti a te
  7. osserva la forma e il contenuto di quell’immagine
  8. registra il tuo stato emotivo di fronte a quell’immagine
  9. se senti che ti stai distraendo, se senti uno stato di frustrazione o di disagio, rimani fermo! Non fare nulla. Tieni ferma l’immagine davanti a te e aspetta! Tutto il tempo che serve: rimani concentrato e attento su quell’immagine. Dopo un po’ si muoverà!
  10. seguine i movimenti senza interferire e continua a registare il tuo stato emotivo mentre si muove


Continua fino a quando non senti che si esaurisce il movimento di quella immagine o fino a quando non senti di essere arrivato ad un punto importante.

La sensazione sarà quella di essere arrivato ad un punto significato. 

Qualcosa che ha a che fare con una parte di te degna di nota, ma non ancora perfettamente chiara e definita.

Lì dentro c’è la soluzione ai tuoi dubbi. 

Che c’entra tutto questo con la possibilità di prendere delle decisioni importanti?

Pensaci un attimo.

Quand’è che sei sicuro di una decisione che hai preso?

Il punto in cui non senti più l’indecisione di fronte ad una scelta è il momento in cui non puoi tornare più indietro. Sei talmente rapito da quello che hai deciso che non si può fare più nulla. Sei sicuro di quello che stai per fare, sei sicuro di te. 

E che cosa significa essere sicuri di sé?

Essere sicuri di sé, significa sentire emotivamente che ciò che hai deciso ha smesso di creare una tensione e generare un conflitto interiore. 

Non hai più un turbamento emotivo!

Nulla interferisce più nel tuo intimo da un certo momento in poi, con quanto hai deciso.

Una scelta è una faccenda emotiva!

Presa la sua decisione, il generale fa come chi, dopo essere salito, butta via la scala.

Questo genere di attività immaginativa che ti ho descritto brevemente (una forma essenziale di immaginazione attiva) serve per amplificare aspetti del tuo mondo interno, emotivo e immaginale, che può aiutarti ad avere la possibilità di familiarizzare con contenuti nuovi del tuo mondo interno che altrimenti difficilmente riusciresti a comprendere.

Quando riesci a immaginare un particolare scenario interno devi considerare che quella stessa rappresentazione corrisponde ad un insieme di vissuti emotivi che nel momento in cui prendono una forma concreta attraverso un’immagine, anche se bizzarra, acquisiscono di fatto una forma concreta che puoi riconoscere e quindi valutare.

Si tratta di un modo particolare di entrare in relazione con contenuti che non sono immediatamente accessibili alla tua consapevolezza.

Sono aspetti della tua personalità, vissuti intimi che non sono perfettamente decifrati o decifrabili al momento, ma sono comunque presenti e hanno sicuramente il potere di farti reagire in modo automatico alle cose che ti accadono.

Che cosa significa? 

Può sembrarti strano o paradossale, ma in fondo se non sai perfettamente cosa è meglio fare di fronte ad una scelta importante, questo significa che non si tratta di una cosa che la si può risolvere sul piano razionale.

Può non essere immediatamente percepibile, potrà sembrati una cosa non troppo razionale: ma sarà la migliore scelta che tu potrai compiere per il tuo benessere. 

Non si tratta di valutare pro e contro oggettivi di una situazione perché in quel caso sarebbe facile immaginare cosa è meglio fare.

Il problema nasce dalle coseguenze che ipoteticamente una determinata scelta avrebbe sulla tua vita sul piano emotivo. 

Questa scelta corrisponde a ciò che io più desidero essere? 

Corrisponde alla persona che voglio diventare?

La mia scelta è allineata alla scala di priorità dei miei valori o interferisce con essi?

In questo modo ciò che scegli diventa la migliore scelta che tu possa fare in questo preciso momento della tua vita.

Disegna bambù per 10 anni, diventa un bambù, poi quando disegni dimentica tutto quello che sai sui bambù. Una volta posseduta una tecnica impeccabile, ci si deve abbandonare all'ispirazione. La tecnica da sola non basta. Bisogna diventare una marionetta nelle mani dell'inconscio, e l'inconscio deve soppiantare la coscienza. Questa è la filosofia del vuoto.

Questo è il mio lavoro, questo è il mio impegno!

Un saluto, a presto.

Michele

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Michele Accettella_psicologo_psicoterapeuta Roma

Michele Accettella

Sono psicoterapeuta abilitato all’esercizio permanente dall’Ordine degli Psicologi del Lazio.
In oltre 15 anni ho accumulato più di 15.000 ore di lavoro in ambito clinico, come psicologo e come psicoterapeuta.

Per diventare analista junghiano, per oltre 5 anni, sono stato anch’io in terapia, poiché per conoscere l’altro è necessaria una conoscenza approfondita di sé.

L’attenzione al lavoro clinico, ancora oggi, viene periodicamente rinnovata negli incontri riservati di supervisione che svolgo presso il “CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica“: un’associazione che da oltre 50 anni cura la formazione degli psicoterapeuti junghiani in Italia, di cui sono “Membro del Comitato Direttivo Nazionale”.
Sono Psicologo Analista abilitato alla docenza, alle analisi di formazione e alle supervisioni presso la “Scuola di Specializzazione in Psicoterapia” del CIPA riconosciuta dal MUR.

Dal 2021 al 2025 sono eletto Segretario scientifico e Direttore della Scuola di psicoterapia dell’Istituto di Roma del CIPA. 
Dal 2019 sono stato iscritto nell’Albo dei docenti esterni di 1° Livello – Area C di Roma Capitale.

Eventi cui ho partecipato come relatore, moderatore o discussant:

  • Master “La realtà dell’inconscio. Come l’inconscio muove la nostra vita” AIRP, 16 marzo 2024, Livorno
  • Laboratorio di formazione a cura della Rivista di Psicologia Analitica: Anoressia dell’Anima e Bulimia delle cose, 11 febbraio 2023, Chiesa Valdese, Roma
  • Inaugurazione Anno Scientifco 2023 – CIPA, 14 gennaio 2023, Roma
  • Inaugurazione Anno Scientifco 2022 – CIPA, 22 gennaio 2022, Roma
  • Introduzione alla presentazione del docufilm “Fellini e l’Ombra” di Catherine McGilvray, Cinema Farnese, 20 gennaio 2022, Roma
  • Tavola Rotonda “CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica”, 5 dicembre 2020, Roma
  • Seminario Residenziale CIPA, 25-27 ottobre 2019, Terme di Stigliano
  • Journal Club CIPA, 2 ottobre 2019 riflessioni volume rivista Atque, Roma

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Laurea in psicologia (2004) – Università degli Studi di Firenze
Abilitazione all’Esercizio della Professione di Psicologo (2006)
Università “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara
Specializzazione in Psicoterapia ad Orientamento Analitico Junghiano (2011)
CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica di Roma

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