Molte persone si rivolgono a uno psicoterapeuta quando sentono che qualcosa nella loro vita non sta più funzionando come invece sentono che dovrebbe.
Possono sperimentare ansia, depressione, stress cronico o difficoltà relazionali.
Tuttavia, uno degli ostacoli principali nel processo di guarigione è la difficoltà nel riconoscere di essere parte attiva del proprio problema psicologico.
Questo articolo esplorerà l’importanza del riconoscimento personale nel percorso terapeutico e spiegherà perché non sentirsi parte del problema può rendere difficile il superamento del disagio.
Iniziare un percorso di supporto psicologico può aiutarti a trovare maggiore consapevolezza e strumenti per affrontare il tuo problema.
Sono Michele Accettella, psicologo, psicoterapeuta, analista junghiano a Roma. Da oltre 15 anni aiuto le persone a migliorare la qualità delle loro vite attraverso la crescita della personalità.
Il mio lavoro consiste nel creare le migliori condizioni possibili — all’interno della relazione terapeutica — per far emergere e sviluppare al meglio gli aspetti complessi della tua personalità, conquistando con questo una maggiore soddisfazione di vita.
Quando ci troviamo ad affrontare una sofferenza psicologica, è comune cercare cause esterne e puntare il dito contro situazioni o persone nella nostra vita: il lavoro troppo stressante, una relazione tossica, o un evento traumatico del passato.
Questi fattori possono senza dubbio contribuire al disagio, ma è essenziale comprendere che anche il modo in cui percepiamo e reagiamo a questi eventi è parte del problema.
Nel mondo della psicologia, questo è un principio fondamentale: finché una persona non riesce a vedere il proprio ruolo attivo nella dinamica del disagio, è improbabile che possa risolverlo efficacemente.
Spesso, le persone resistono a questa consapevolezza perché implica l’assunzione di una responsabilità che può essere emotivamente dolorosa. Tuttavia, non si può cambiare ciò che non si riconosce.
Un percorso terapeutico efficace inizia con una domanda fondamentale:
Qual è il mio ruolo nel problema che sto vivendo?
Questo non significa accusarsi, assegnarsi la colpa del proprio stato;
si tratta di riconoscere che il tuo atteggiamento, il modo che hai di interpretare, reagire e relazionarti con i nostri pensieri e sentimenti è parte del problema.
Attraverso il riconoscimento del proprio ruolo, si aprono davvero le reali possibiolità di evoluzione e apertura a nuovi modi di comprendere sé stessi e il mondo.
Prendiamo, ad esempio, una persona che soffre di ansia sociale.
Potrebbe convincersi che il problema risieda completamente negli altri, percepiti come giudicanti o critici.
Tuttavia, se questa persona non riconosce che i suoi stessi pensieri di auto-svalutazione e insicurezza alimentano l’ansia, non riuscirà mai a intervenire su quelle convinzioni per liberarsi dalla sofferenza.
Molte persone evitano di ammettere il loro coinvolgimento attivo nel problema per vari motivi, tra cui:
Prendere coscienza del proprio contributo nel problema non vuol dire accusarsi o sentirsi in colpa.
Piuttosto, significa riconoscere che abbiamo la possibilità di modificare certi aspetti della nostra vita.
La terapia si fonda su un principio essenziale: la responsabilità personale è il primo passo verso il cambiamento.
Quando ci si assume la responsabilità delle proprie emozioni, pensieri e comportamenti, si guadagna anche il potere di modificarli.
Questo non significa che tutti i problemi siano auto-generati o che i fattori esterni non contino, ma riconoscere il proprio contributo al problema offre nuove possibilità di risoluzione.
Di fatto l’unico luogo intorno al quale davvero abbiamo una qualche possibilità di azione è quella parte della nostra soggettività di cui siamo più o meno consapevoli.
Molti pazienti iniziano un percorso di psicoterapia con la speranza di cambiare gli altri o di risolvere situazioni esterne. Tuttavia, un terapeuta esperto aiuterà il paziente a rivolgere lo sguardo verso se stesso, a indagare i propri schemi di pensiero, le emozioni e i comportamenti che contribuiscono al disagio. La psicoterapia è un percorso di autoconsapevolezza e cambiamento personale, e solo attraverso questa consapevolezza il vero cambiamento può avvenire.
In numerosi casi clinici, una volta che i pazienti riconoscono il proprio ruolo attivo nel problema, il cambiamento diventa possibile. Ad esempio, una persona che soffre di dipendenza emotiva potrebbe comprendere, attraverso la terapia, che la sua tendenza a cercare l’approvazione esterna è ciò che mantiene vivo il ciclo della sofferenza. Questo riconoscimento consente di lavorare su una maggiore autostima e sulla capacità di essere più indipendenti emotivamente, rompendo il circolo vizioso.
Un altro esempio riguarda coloro che soffrono di depressione. In terapia, potrebbero rendersi conto che i loro pensieri negativi cronici e autolesionistici alimentano la loro depressione. Lavorando su queste convinzioni e sviluppando un dialogo interno più positivo, possono ottenere significativi miglioramenti nella qualità della vita.
Se riconosci di vivere un problema psicologico ma fai fatica a vedere come potresti essere parte attiva nel risolverlo, la psicoterapia può offrirti lo spazio sicuro e il supporto necessario per esplorare queste dinamiche.
Il ruolo del terapeuta non è solo quello di “curare” il tuo disagio, ma anceh quelo di aiutarti a scoprire nuovi modi di pensare, sentire e agire (atteggiamento), affinché tu possa essere protagonista del tuo cambiamento.
Michele Accettella
Sono psicoterapeuta abilitato all’esercizio permanente dall’Ordine degli Psicologi del Lazio.
In oltre 15 anni ho accumulato più di 15.000 ore di lavoro in ambito clinico, come psicologo e come psicoterapeuta.
Per diventare analista junghiano, per oltre 5 anni, sono stato anch’io in terapia, poiché per conoscere l’altro è necessaria una conoscenza approfondita di sé.
L’attenzione al lavoro clinico, ancora oggi, viene periodicamente rinnovata negli incontri riservati di supervisione che svolgo presso il “CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica“: un’associazione che da oltre 50 anni cura la formazione degli psicoterapeuti junghiani in Italia, di cui sono “Membro del Comitato Direttivo Nazionale”.
Sono Psicologo Analista abilitato alla docenza, alle analisi di formazione e alle supervisioni presso la “Scuola di Specializzazione in Psicoterapia” del CIPA riconosciuta dal MUR.
Dal 2021 al 2025 sono eletto Segretario scientifico e Direttore della Scuola di psicoterapia dell’Istituto di Roma del CIPA.
Dal 2019 sono stato iscritto nell’Albo dei docenti esterni di 1° Livello – Area C di Roma Capitale.